martedì 27 novembre 2012

Punteruolo rosso




Punteruolo rosso comune
Il punteruolo rosso è un animaletto molto loquace la cui estinzione è stata più volte annunciata dai sostenitori della fine della storia e che ha tormentato per vent’anni il serraglio parlamentare del Ringmaster. In Europa si annida nei tronchi più democratici, querce e ulivi su tutti, ma è originario del continente asiatico, dove prospera nonostante la carenza di enzimi riformisti nella sua dieta, senza curarsi della più volte annunciata estinzione. Una manovra mediatica, questa, che secondo alcuni entomologi si è risolta in un bluff. Quando i ricercatori dell’importante istituto svedese di ricerca Dora Venter hanno chiesto ai teorici dell’estinzione liberista di scoprire le carte, si è scoperto infatti che i loro archivi erano infestati da miliardi di punteruoli cinesi.


Punteruolo rosso del tavoliere
Il punteruolo rosso presenta una livrea di colore rosso-brunastro e possiede un rostro a forma di falce o di martello ricoperto da una fitta peluria. Il suo ciclo vitale, dalla sezione di quartiere allo sfarfallamento parlamentare, si calcola sulla base di piani quinquennali. Una femmina può deporre sino a duecento tazebao per volta e il periodo larvale è determinato dall’attività nei collettivi studenteschi. Dopo la schiusa, le larve corrono verso le istituzioni e scavano gallerie e nuovi nidi grazie alla simbiosi con le toghe rosse. Ambigui organismi pluricellulari dall'incerta storia evolutiva, le toghe secondo una leggenda populista sono dedite ai complotti e si riproducono dentro vecchie calzette celesti lasciate ad ammuffire nei cassettoni dei palazzi di giustizia. I punteruoli sono attivi sia di giorno, negli scranni parlamentari, sia di notte, quando rosicchiano le poltrone degli studi televisivi, e sono abili oratori, in grado di addormentare gli spettatori nel raggio di chilometri e chilometri. I primi sintomi del loro annidamento consistono in un aumento esponenziale degli avvisi di garanzia e in un anomalo portamento della chioma nell’organismo infestato, che si assottiglia fino a scomparire e abbisogna di continui ritocchi. Il controllo del punteruolo è assai problematico a causa di molteplici fattori, quali l’ingiustizia sociale, gli stipendi da fame e l’ottusità dei mercati, che concorrono a creare le condizioni adatte alla sua proliferazione. In Italia ne esistono due specie, dette volgarmente punteruolo di lotta e punteruolo di governo.


Punteruolo rosso di lotta
Il punteruolo rosso di lotta ama cibarsi delle radici e dei tronchi della presidenza del consiglio. Dapprincipio vi si trastulla confondendosi con coccinelle e bestioline affini, ma basta un nonnulla perché i suoi appetiti si risveglino e sfoderata la sua erre moscia ammorbi e divori ulivi, querce e interi governi, lasciando dopo il suo passaggio una landa desolata, fatta apposta perché il Ringmaster possa montarvi i padiglioni del suo circo parlamentare.

Punteruolo rosso di governo
Il punteruolo rosso di governo, che è anche noto come meta-punteruolo, caratterizzato dai lunghi baffi e dagli occhietti acuti, a sua volta sa essere loquace e convincente ancor più del punteruolo di lotta. Ha quasi sempre ragione, ma quando persuade i suoi interlocutori della giustezza posseduta dalle sue argomentazioni è spesso preda di frenesia dialettica. E ciò lo porta a far fuori le riserve di pazienza del suo pur tollerante elettorato, che attende da decenni di sentirgli dire qualcosa di sinistra.

Nello stadio terminale dell’infestazione, la tignosità del punteruolo causa un vero e proprio collasso della quercia, dell’ulivo, del governo e delle istituzioni, che a quel punto sono pronti a ricevere il famoso defogliante 5 Stelle, sulla cui efficacia, però, la scienza ufficiale tarda a esprimere un parere univoco.

Punteruolo rottamatore
L’uso di organismi antagonisti, detti punteruoli rottamatori, è anch’esso privo di adeguato protocollo scientifico ed è oggetto di studio accurato e attenta analisi da parte di scienziati e curiosi, nei seggi per le primarie come nei bar di tutt’Italia, tra un bicchiere di fernet e una partita a scopetta.

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